Ho deciso di affrontare il tema dei valori per l’acquario di acqua dolce per cercare di fare chiarezza e di spiegare le nozioni fondamentali in modo diverso dal solito affinché tutti possano facilmente comprendere come gestire il proprio acquario.
L’acqua dell’acquario è un insieme di: acqua, gas disciolti, ed altre sostanze disciolte come minerali e sostanze organiche. Per fortuna non serve essere né un biologo né un chimico per riuscire a gestire il proprio acquario. Ma non possiamo neanche trascurare tutto, se vogliamo ottenere dei risultati soddisfacenti dobbiamo almeno avere una conoscenza di base per capire cosa dobbiamo gestire e cosa invece possiamo trascurare.
Molti di questi concetti, vengono anche presi in considerazione come valori che dobbiamo conoscere e talvolta gestiti se decidiamo di fertilizzare le piante d’acquario quindi se avete bisogno di ragionare sulla vegetazione in acquario vi invito a leggere anche l’articolo sulla fertilizzazione perché ci saranno approfondimenti più tematici.
Quali sono i valori dell’acquario che dobbiamo conoscere
Ecco delle piccole guide su tutti gli aspetti che reputo importanti quando parliamo di valori dell’acquario di acqua dolce. Anche se pensate di conoscerli potete leggerli e confrontarvi con quanto ho scritto. Cercherò anche di spiegare quali sono gli errori commessi comunemente.
- Temperatura
- pH (acidità dell’acqua)
- KH (La spiegazione di cosa sia non ci interessa, quello che ci interessa è che il KH influenza il pH)
- Acidificanti naturali
- CO2 (anidride carbonica)
- GH (L’insieme di Calcio e Magnesio, e qualche altro minerale che possiamo considerare trascurabile)
- Conducibilità (sostanze disciolte in acqua, non ci indica quali sostanze ma ci dice se esse nel complesso sono superiori od inferiori ad un valore ideale)
- Acqua d’osmosi (acqua pura priva di sostanze disciolte) ed Acqua pre-filtrata
- Nitrati (sostanza potenzialmente tossica per i pesci)
- Fosfati (sostanza potenzialmente tossica per i pesci)
- Lumen (quantità di luce erogata dalle nostre lampade)
- Fondo dell’acquario
La Temperatura
La temperatura è influenzata da due fattori, la temperatura di casa e quella che impostiamo con il riscaldatore.
Parliamo della temperatura di casa e di pesci. La prima cosa che dobbiamo conoscere sono le temperature della stanza in inverno ed in estate (minima e massima). Se vogliamo risparmiare corrente possiamo scegliere pesci che vivono bene a queste temperature. Altrimenti bisogna intervenire su uno od entrambi i valori.
Se i pesci che ospitiamo vogliono temperature più calde possiamo mettere un riscaldatore, mentre se vogliono temperature più fresche dobbiamo impostare un climatizzatore per gestire la temperatura ambientale. Ovviamente se optiamo per il climatizzatore questo deve rimanere in funzione anche se partiamo per le vacanze o quando non siamo a casa.
Se ci basta raffreddare pochi gradi in estate possiamo accontentarci dell’utilizzo delle ventoline, a patto di gestire la grande evaporazione che ne consegue.
Un piccolo aiuto per i pesci per l’estate lo possiamo offrire con l’utilizzo di un aeratore, che ossigena l’acqua (una delle conseguenze delle temperature alte è la carenza di ossigeno, quindi bisogna valutare entrambi gli aspetti).
Io penso che la soluzione migliore sia quella di scegliere delle specie che si adattano il più possibile alle nostre temperature di casa non solo per un discorso di risparmio, ma anche per evitare incidenti come un riscaldatore che si rompe o semplicemente per poter fare i cambi d’acqua senza impazzire con il termometro ed il rischio di far ammalare i pesci a causa di sbalzi imprevisti della temperatura.
Concludo l’approfondimento sulle temperature affrontando l’errore più comune nella scelta dei pesci e nella gestione delle temperature. Se andiamo a leggere su un sito affidabile le schede dei pesci vediamo che per ognuna di esse vengono consigliate due temperature, minime e massime. Quello che capita spesso è che le persone impostano il riscaldatore ad una temperatura X e tutte le specie che hanno questo valore X tra il minimo ed il massimo consigliato vengono considerate adatte al proprio acquario. Questo è un grave errore che porta facilmente alla morte dei pesci. La realtà è che dovremmo avvicinarci al minimo invernale ed al massimo estivo facendo sì che i valori della temperatura riproducano le variazioni climatiche.
Facciamo un esempio, il Danio Zebrato (Danio rerio) sopporta tranquillamente temperature che vanno dai 15°C ai 30°C, quindi potremmo tenere il nostro acquario senza riscaldatore (o con un riscaldatore impostato a 16-18°C in caso di vacanze invernali che porterebbero la casa a diventare troppo fredda) e limitarci a monitorare le temperature estive per non farle salire eccessivamente. Ovviamente anche le altre specie che inseriamo in acquario dovranno avere un range di temperature simile per offrire a tutti un ambiente consono alle loro esigenze. Ovviamente trovare un compromesso per inserire il Danio zebrato in una vasca con i Discus (che vuole temperature tra 28°C e 30°C) è impossibile e chi imposta il riscaldatore a 28°C pensando di poter ospitare entrambe le specie priva i Danio di quella stagionalità di cui hanno bisogno.
Speravo di terminare l’approfondimento sulle temperature con l’esempio del Danio zebrato, ma proprio andando a cercare due specie così differenti per temperature ideali mi sono reso conto che ormai tutti i siti riportano un acquario con temperature tra i 24 e i 26 gradi adatti a tutte le specie. Che dire sono sconcertato dalla disinformazione che fanno. Chiudo quindi con un incentivo a non fermarvi alle prime schede che trovate, valutate siti più affidabili come seriouslyfish.com per una prima lettura di base e poi cercate di ragionare sulle temperature degli ambienti naturali e sulla esperienza di chi i pesci li alleva per passione.
Il pH in acquario
Fare il piccolo chimico con il pH non è sempre necessario, indicativamente il pH che possiamo facilmente ottenere senza CO2 e senza acidificanti naturali è circa pH 7.5. Assicuriamoci che i pesci che vogliamo acquistare possano vivere a pH 7.5 se non vogliamo mettere mano al pH ed accontentiamoci di una fertilizzazione blanda o di non fertilizzare, perché una fertilizzazione spinta spesso prevede un pH 7 o leggermente inferiore
Se vogliamo modificare il pH, dobbiamo sapere che esso è influenzato da due fattori, il KH e gli acidificanti (CO2 ed acidificanti naturali). Vediamo come funzionano
Il KH in acquario
KH (La spiegazione di cosa sia non ci interessa ora, quello che ci interessa è che il KH influenza il pH), vediamo come.
Un KH alto blocca i valori del pH che non può quindi variare eccessivamente e possiamo aspettarci un pH che varia tra 7.5 ed 8. In questo caso gli acidificanti sono quasi totalmente ininfluenti.
Un KH circa 5 o 6 ci permette lievi cambiamenti di pH
Con un KH circa 5 o 6 possiamo facilmente aspettarci un pH 7 o 7.5, maggiore è la quantità di acidificanti e minore sarà il pH.
Un KH 3 o 4 comincia ad essere leggermente più facile da gestire con acidificanti naturali, in questa situazione gli acidificanti la fanno da padrone e possono facilmente modificare il pH che senza grandi problemi può arrivare tra 6.5 e 7. Dobbiamo arrivarci gradualmente e monitorare costantemente il pH per evitare un abbassamento eccessivo e troppo repentino del pH stesso. Attenzione a non rischiare sbalzi eccessivi con i pesci in acquario perché questo potrebbe essere fatale per loro, agiamo lentamente e con cautela.
Un KH 3 od inferiore è da considerare interessante soltanto per allevatori esperti che si vogliono dedicare a specie di pesci particolari o alla riproduzione di pesci che hanno bisogno di valori estremi per la deposizione e la schiusa delle uova. Per tutti gli altri è da evitare assolutamente.
Gli acidificanti naturali
Come abbiamo detto oltre al KH anche gli acidificanti (la CO2 e gli acidificanti naturali) influenzano il pH, quindi una volta stabilito il KH che potrebbe interessarci (o che possiamo facilmente ottenere senza troppi sbattimenti) andiamo a valutare se e quali acidificanti vogliamo utilizzare.
Gli acidificanti naturali (come la Catappa, le foglie di Quercia, le foglie di Castagno, l’estratto di foglie di Quercia e di Castagno, o le pignette d’Ontano) tendono ad ambrare leggermente l’acqua. Se alcuni pesci amano questa situazione, gli appassionati di aquascape la evitano. Tutto sta nel capire da che parte schierarsi. Per ottenere un’acqua più scura bisogna utilizzare legno di castagno o altri legni che hanno (non tutti, dipende dalla specie) un potere scurente maggiore.
Maggiori sono le quantità di acidificanti naturali che utilizziamo, più si scurisce l’acqua, più si abbassa il pH. Attenzione soltanto a non esagerare con le quantità e a sostituirli costantemente per non incorrere in una eccessiva decomposizione (quando le foglie cominciano a marcire).
Gli acidificanti naturali possono curare malattie batteriche o fungine e ridurre lo stress dei pesci, inoltre in piccole quantità sono un ottimo alimento per vari organismi acquatici come i gamberetti.
In caso di acqua ambrata a seguito dell’utilizzo degli acidificanti naturali possiamo utilizzare piante galleggianti o altre piante che non necessitano di molta luce come Cryprocoryne ed Anubias.
Con un utilizzo moderato degli acidificanti naturali l’effetto sul pH è lieve, ma possiamo utilizzare anche piante che necessitano di una illuminazione maggiore. Insomma ci sono molte sfaccettature nel loro utilizzo.
La CO2 in acquario
La CO2 ovvero il diossido di carbonio, conosciuta da tutti in quanto legata alle problematiche dell’inquinamento atmosferico, è anche un nutriente necessario per la crescita delle piante.
Normalmente la CO2 si forma in acquario naturalmente, a causa della respirazione dei pesci (più pesci ci sono e maggiore è la CO2 presente) e a causa di altri processi biologici o chimici.
In un acquario senza fertilizzazione o con una fertilizzazione blanda non è necessario aggiungere CO2, ma potremmo comunque erogarne una piccolissima quantità per integrarla. Prima di vedere quanta CO2 serve alle piante vediamo però come essa influenza la vita dei pesci.
La respirazione dei pesci avviene attraverso le branchie, espellendo CO2 ed assorbendo Ossigeno.
Il diossido di carbonio (CO2) riduce la capacità del sangue di un pesce di trasportare ossigeno. I pesci in acqua con elevate concentrazioni di anidride carbonica (>10 12 mg/L per alcune specie di pesci) possono soffocare anche se i livelli di ossigeno sono elevati. Prima ancora di causare la morte, una prolungata esposizione ad elevate concentrazioni di CO2 può causare danni irreversibili agli organi interni. Purtroppo le ricerche in merito non sono ancora sufficienti, anche se a seguito dei cambiamenti climatici sono sempre più frequenti. Prendiamo quindi alcune informazioni che possiamo trovare sul web e cerchiamo di tirare le somme.
I pesci in natura fuggono dagli ambienti dove la CO2 è superiore a 10 mg/litro.
In alcuni allevamenti ittici a scopo alimentare si consiglia una quantità di CO2 non superiore a 15 mg/litro.
In altri allevamenti ittici a scopo alimentare più scrupolosi si consiglia una quantità di CO2 non superiore a 20 mg/litro.
Addirittura in alcuni allevamenti ittici a scopo alimentare si consiglia in via precauzionale una quantità di CO2 non superiore a 10 mg/litro.
Secondo Tropica (nota ditta produttrice di piante per acquario) le piante facili hanno bisogno di una quantità bassa di CO2 (circa 3-4 mg/litro), le piante di media difficoltà hanno bisogno di una quantità media di CO2 (circa 5-14 mg/litro), le piante difficili hanno bisogno di una quantità elevata di CO2 (circa 15-25 mg/litro).
Detto ciò potremmo considerare una quantità di CO2 di 10 mg/litro in un acquario con fertilizzazione medio-alta.
Come si misura e si eroga la CO2
Ecco una tabella per la lettura della CO2, basta misurare i valori di KH e pH e confrontarli nella tabella per avere il nostro risultato. Consiglio impianti con bombole ricaricabili perché sono molto più economici e a fronte di un investimento iniziale il costo viene totalmente recuperato dopo un paio d’anni.
Ricordo che il conta-bolle serve soltanto per capire se stiamo aumentando o diminuendo la quantità di CO2 erogata, ma la tabella è il nostro unico punto di riferimento affidabile. Quindi ad ogni variazione scriviamo un appunto su un quaderno dove indichiamo: numero di bolle, kh, pH, CO2. In questo modo registriamo tutte le variazioni che abbiamo ottenuto e possiamo capire meglio come agire.
Il GH in acquario
Il GH a grandi linee ci indica la somma di Calcio e Magnesio, quindi serve per capire se abbiamo un’acqua più o meno dura. Una volta stabilito il GH dell’acqua di rete e fatte le prime esperienze per abbassarlo con l’utilizzo dell’acqua d’osmosi la conoscenza di questo valore diventa veramente semplice. Personalmente preferisco misurare la conducibilità elettrica, ma comunque mantengo dei valori approssimativi dell’acqua di rete di misurazioni precedenti che mi permettono di stimare il GH in acquario.
Conducibilità elettrica
La conducibilità elettrica (EC) ci indica indirettamente la quantità totale delle sostanze in acqua senza dirci quali siano queste sostanze e in che proporzione. Viene misurata in microsiemens (simbolo µS/cm). La misurazione avviene attraverso uno strumento chiamato conduttivimetro; ve ne sono anche di economici che ci permettono di fare delle misurazioni sufficientemente accurate per quello che è il nostro scopo.
Per le piante e la maggior parte dei pesci che troviamo solitamene in acquario il valore ideale della conducibilità elettrica è di circa 400 µS/cm (microsiemens) ma comunque per specie di pesci più delicate bisogna fare attenzione anche a questo valore.
Vediamo alcuni valori:
Conducibilità dell’acqua pura: 0 µS/cm
Conducibilità dell’acqua d’osmosi prodotta con un impianto casalingo: circa 10 µS/cm
Conducibilità ideale dell’acqua per un acquario generico = circa 400 µS/cm
Conducibilità dell’acqua di rubinetto della mia zona di Roma circa 700-800 µS/cm
Facciamo un esempio: partiamo da un’acqua da circa 800 µS/cm e vogliamo ottenere circa 400 µS/cm. Basterà utilizzare metà acqua a 800 µS/cm e metà acqua a 10 µS/cm per ottenere un valore di circa 400 µS/cm
ATTENZIONE: a volte alcuni tester forniscono il TDS invece di µS/cm, meglio evitarli perché si tratta di un valore medio e meno attendibile.
Utilizzo della conducibilità elettrica
Misurare la conducibilità elettrica in acquario non è solo utile per ottenere un valore ideale della conducibilità stessa, e per capire se stiamo utilizzando un’acqua adatta (misureremo quindi anche l’acqua di rete e l’acqua d’osmosi per fare un confronto).
Misurare costantemente la conducibilità dell’acqua dell’acquario ci permette di verificare anche se ci sono cambiamenti che meritano di essere approfonditi. Ad esempio potremmo avere un improvviso aumento di nitrati o fosfati e quindi una analisi di questi valori diventa necessario se notiamo che la conducibilità sale. Oppure se stiamo fertilizzando può succedere che alcuni nutrienti non vengono assorbiti dalle piante e si stanno accumulando rischiando di diventare tossici per i pesci o per le piante.
Allo stesso modo se abbiamo rocce calcaree o sabbia calcarea oppure se erroneamente aggiungiamo acqua di rubinetto quando in acquario evapora, allora avremo un aumento della conducibilità.
Effettuiamo quindi delle analisi accurate e se notiamo dei cambiamenti facciamo un cambio dell’acqua, tenendo monitorata la situazione e cercando di capire quale è la causa di questo innalzamento andando per esclusione.
Acqua d’osmosi ed integratori di sali minerali
Acqua d’osmosi, abbiamo accennato a questa acqua, che equivale all’acqua demineralizzata, ovvero acqua pura. La possiamo acquistare nei negozi di acquariofilia ma purtroppo senza un tester della conducibilità spesso ci viene venduta acqua di rubinetto come se fosse osmosi. Verifichiamo cosa stiamo comprando, oppure installiamo a casa un impianto per l’acqua osmotica.
Se vogliamo fertilizzare l’utilizzo dell’acqua d’osmosi è quasi sempre un passo fondamentale per avere risultati migliori per ottenere una conducibilità adeguata.
Utilizzare acqua d’osmosi abbassa non solo la conducibilità ma anche tutto ciò che è contenuto in acqua, compresi KH e GH. Se vogliamo abbassare soltanto uno di questi due valori dobbiamo utilizzare dei sali minerali che alzino soltanto il valore (KH o GH) che non vogliamo ridurre eccessivamente.
Nitrati (NO3)
Il filtro dell’acquario ci aiuta ad eliminare ammonio e nitriti che sono eccessivamente tossici anche a bassa concentrazione, trasformandoli in nitrati che sono meno pericolosi. Ma il fatto che siano meno tossici non vuol dire che dobbiamo disinteressarcene. I nitrati vengono assorbiti dalle piante che se ne nutrono, ma se nonostante le piante continuano ad aumentare dobbiamo rimuoverli noi effettuando dei cambi d’acqua altrimenti potremmo uccidere i nostri pesci.
I nitrati possono essere misurati con un test a reagente liquido per la misurazione dei nitrati (NO3), per ridurli bisogna aumentare la frequenza dei cambi d’acqua o ridurre il numero di pesci e la somministrazione di cibo.
Fosfati (PO4)
Altra sostanza potenzialmente tossica sono i fosfati. Come i nitrati anche i fosfati vengono in parte assorbiti dalle piante che se ne nutrono ma questo non sempre basta anche perché non è raro trovarli nell’acqua di rete. Per rimuoverli dobbiamo effettuare cambi d’acqua ed aspirazione dei fanghi dal fondo con una campana aspira-rifiuti.
I fosfati sono anche causa delle alghe e spesso di batteriosi e fungosi dei pesci. Per monitorarli è bene disporre di un test a reagente liquido per la misurazione dei fosfati (PO4).
Possiamo effettuare cambi d’acqua più frequenti per ridurre i fosfati (almeno del 30% fino ad un massimo del 50% per i casi peggiori), oppure ridurre il numero di pesci e le somministrazioni di cibo.
Se la nostra acqua di rete è ricca di fosfati dovremo valutare altre soluzioni come pre-filtrare l’acqua, oppure utilizzare acqua osmotica più sali minerali, oppure provare con le resine anti fosfati.
La luce per piante e pesci
La luce dell’acquario non può passare in secondo piano se parliamo di piante, per la loro crescita abbiamo bisogno di una certa quantità di Lumen, indicativamente 20 lumen/litro per piante facili e se non vogliamo fertilizzare ma anche per i pesci è un buon valore. 30 lumen/litro per piante di difficoltà media e per poter effettuare una fertilizzazione blanda, 40-60 lumen/litro per una fertilizzazione spinta.
Le lampade senza indicazioni relative ai lumen non sono da acquistare, allo stesso modo acquari con un impianto di illuminazione che non fornisce questo dato non è da acquistare.
I Lumen/litro si calcolano semplicemente dividendo i Lumen totali della lampada (o delle lampade) per i litri dell’acquario. Questo valore non è sempre perfetto per il nostro utilizzo perché in realtà anche la profondità dell’acqua influisce; maggiore è la profondità dell’acqua e più dobbiamo aumentare i lumen. Proprio per questo per la fertilizzazione spinta si utilizzano spesso acquari non troppo grandi, e soprattutto molto bassi.
Il fondo dell’acquario
Il fondo di sabbia fine non è molto frequente e spesso lo si utilizza in acquari amazzonici senza piante radicate sul fondo (quindi con piante galleggianti e piante epifite); in tal caso bisogna utilizzarne uno strato di un paio di cm o poco più. Per strati più spessi possiamo abbinarlo a Cryptocoryne o Echinodorus che con le loro radici ossigenano sil substrato limitando al minimo le zone anossiche. Possiamo aiutare queste piante con Fluorish tabs Seachem.
Come fertilizzare le piante in acquario
Ci sono molte specie di pesci che andrebbero tenuti su sabbia ultrafine, come ciclidi nani, Corydoras, Ancistrus pinne a velo, e molti altri. In assenza di queste specie cerco comunque di utilizzare un mix di materiali inerti di varie granulometrie per ottenere un substrato soffice e non troppo compatto.